Perché il Main WSOP non sarà mai un torneo re-entry? Ce lo spiega Andy Tillman, il TD del torneo più importante al mondo! - Scuola di Poker Evbets

Perché il Main WSOP non sarà mai un torneo re-entry? Ce lo spiega Andy Tillman, il TD del torneo più importante al mondo!

In occasione dell’ultimo festival targato WSOP, il Circuit delle prime due settimane di gennaio, ho avuto il piacere di lavorare a stretto contatto con il Tournament Director più famoso al mondo, al secolo Andy Tillman, che da qualche anno a questa parte ha preso il posto lasciato da Jack Effel.

Una persona estremamente piacevole, scaltro e autorevole ma anche sarcastico e divertente, specialmente al di fuori degli orari di lavoro. Ed è proprio di fronte alla più classica delle birre di fine giornata, con la schiuma che occupa metà bicchiere come da tradizione ceca, che finiamo a parlare del Main Event delle WSOP, il torneo più, ambito, sognato, bramato, il più bello. “The Big One” per dirla alla Candio. 

Chiacchiere da bar

Mi faccio raccontare cosa significhi dirigere un torneo in sale capaci di ospitare 6-700 tavoli da 10 posti ciascuno, del delirio che caratterizza tutto il Day1 D del Main, l’ultimo flight disponibile nonché il più affollato. Delle controversie da dirimere, della maleducazione di alcuni giocatori nei confronti dei dealer, delle code infinite alle casse per registrarsi (o perlomeno avere la speranza di farlo) al torneo della vita. 

Quando mai vedremo il formato re-entry al Main? Già così il montepremi fa paura, figuriamoci se si potesse rientrare” – chiedo. La risposta però, non è ciò che mi aspetto di sentire. In fondo il formato Freezout è stato abbandonato praticamente ovunque, pensare che anche il Main Event delle WSOP possa cambiare rotta non è poi così assurdo. Non per chi, come noi, osserva gli eventi dall’esterno ad un oceano di distanza. 

Il Main Event non sarà main un torneo re-entry, non lo è mai stato e c’è una ragione ben precisa alla base” – esordisce Andy. 

Innanzitutto non esiste torneo al mondo con una struttura simile, 120 minuti a livello significa che al Day1 fai in tempo a fare 5 livelli e sei a casa. Paradossalmente potresti fare Day2 senza giocare una mano, credo che considerando la parte di stack erosa dai bui, riusciresti a passare con 10/12x.

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Il sogno di una vita

Si tratta il torneo di poker per eccellenza, e infatti anche il buy-in non è per tutte le tasche. Ci sono persone che per giocare il Main Event mettono da parte cento dollari al mese, per anni. E una volta messi da parte 13/15 mila dollari, comprese le spese di trasferta, vanno a giocarsi lo shot della vita.  

Il Main WSOP è organizzato in modo tale da regalare un sogno ad ogni partecipante, partendo tutti dallo stesso punto. Ora, immagina se uno che ha faticato tanto per sedersi al tavolo del Main Event delle WSOP vuole trovarsi davanti uno disposto a fare 3/4/5 re-entry, come se fosse un qualsiasi torneo low buy-in. Non sarebbe la stessa cosa, si perderebbe quella magia che lo ha sempre contraddistinto.

Trovo sia molto bello invece che esista un torneo di questo tipo, con migliaia o decine di migliaia di partecipanti e un montepremi gigantesco. Una maratona pokeristica dove chi sbaglia, o chi è più sfortunato, viene eliminato senza appello.” 

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Qualche curiosità sul Main Event WSOP 

Photo courtesy: reviewjournal.com

Il Main Event delle World Series Of poker nasce nel 1970 al Binion’s Horseshoe Casino di Las Vegas, grazie, per l’appunto a Benny Binion, che decide di radunare migliori pokeristi dell’epoca per metterli in competizione e dichiarare un vincitore. Nella prima edizione, in formato cash-game e non torneo, Johnny Moss venne eletto campione dopo una votazione che comprendeva tutti i giocatori.

Dall’anno successivo però, il Main Event diventa un torneo in formato Freezout dal buy-in di $5.000. Johnny Moss vinse nuovamente portandosi a casa un premio da $30.000. Nel 1972 il buy-in passa a $10.000, anche se per vedere un torneo con oltre 100 partecipanti occorrerà attendere altri 10 anni, ovvero il 1982 quando a trionfare fun Jack Straus, primo per $520.000 su 104 ingressi. 

La doppietta di Sto Ungar negli anni ’80 e’81? Poco più di 70 partecipanti ciascuno, mentre per il terzo sigillo, quello del 1997, erano 312. Il Main Event del leggendario heads-up tra Phil Hellmuth e Johnny Chan? Appena, si fa per dire, 172 iscritti. Nemmeno il Main Event che cambiò il corso della storia, quello vinto da Chris Moneymaker nel 2003, raggiungeva i mille partecipanti: in quell’occasione furono 839, il numero più alto fino a quel momento.

Nel 2004 il numero triplica e l’anno dopo ancora raddoppia, superando le 5mila unità. Per circa un ventennio il record è stato quello del 2006, l’edizione vinta da Jamie Gold, che raccolse 8.773 partecipanti. Record sfiorato nel 2022, mentre sia nel 2023 che nel 2024 sono stati superati per la prima volta nella storia i 10mila ingressi (10.112 nell’ultima, la più affollata di sempre). 

Per quanto riguarda gli italiani, soltanto in tre hanno messo piede al tavolo finale: Filippo Candio, Federico Butteroni e Dario Sammartino, autore quest’ultimo della miglior prestazione di un azzurro al torneo più importante al mondo con il suo secondo posto da 6 milioni di dollari raggiunto nel 2019. 

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